Lunedì 4 maggio 2020 - NEL PALAZZO DI COSIMO. I SIMBOLI DEL POTERE


Rendere qui la qualità di quest'occasione non è davvero cosa facile. Del resto, per chi si è collegato, questa pagina servirà a rinfrescare il ricordo. A chi non ha assistito alla riunione telematica, invece, restano solo le immagini prive del ricordo degli interventi.
Per far scorrere una serie di foto trasmesse nel corso della riunione virtuale e "rubate" dal monitor di Marco Jodice,



Nel collegamento telematico, dopo una rapida introduzione all'evento dei Presidenti dei due Club promotori dell'incontro Leandro Galletti e Gianfranco Michelini, abbiamo potuto ascoltare il prof. Carlo Francini, della Direzione Cultura Ufficio Centro Storico Unesco del Comune di Firenze, che ci detto della mostra allestita nel museo di Palazzo Vecchio e poi chiusa alle visite del pubblico dal maledetto Covid19. Nell'ambito della mostra, nella sala delle udienze, erano esposti il Collare del Toson d’oro, lo Scettro e la Corona granducale, tre preziosi manufatti riproposti dall’eccellenza dell’artigianato artistico fiorentino.
Proprio di questi tre gioielli ci ha parlato il maestro orafo fiorentino Paolo Penko, autore della straordinaria riproduzione dei tre incredibili gioielli. Ha ripercorso tutte le fasi del suo lavoro basato su una minuziosa e approfondita ricerca dei materiali con i quali erano stati eseguiti e che lui ha ritrovato per usarli di nuovo con tutta la sua maestria. Quando sarà di nuovo possibile ci ha promesso di farceli godere dal vero posati sui velluti di seta tessuti a mano dall'abilità gelosamente coltivata dalla Fondazione Arte della Seta Lisio della quale ci ha parlato il suo
Direttore Generale Stefano Gallastroni.
Infine la prof.
Cristina Acidini, presidente dell'Accademia delle Arti del Disegno, ripercorrendo abitudini, significati e ruoli della vita della Reggia medicea, ha messo in evidenza l'importanza dell'artigianato artistico che Firenze ha sempre coltivato e che questa iniziativa ha inteso valorizzare. Oggi come allora, grazie a Penko, in assoluta continuità con le eccellenze artigiane che circondavano Cosimo I a metà Cinquecento, quando pittori, scultori, intagliatori, stuccatori, orafi, tessitori lavoravano insieme concorrendo, ciascuno con il proprio linguaggio, a celebrare la figura del Granduca grazie alla meraviglia che solo l’arte può generare.